La “Festa a mare agli Scogli di Sant’Anna” ha un ruolo di primo piano tra le ricorrenze popolari dell’isola d’Ischia, al punto che sono molti i turisti che scelgono Ischia proprio per assistere all’evento. Motivo, la spettacolarità di una serata che assomma l’effetto teatrale delle scenografie galleggianti con la bellezza dell’ambiente che vi fa da cornice: lo specchio di mare compreso tra il Castello Aragonese e la baia di Cartaromana.
Istituita nel 1932, le origini della Festa di Sant’Anna risalgono all’antica consuetudine dei pescatori di Ischia Ponte di recarsi a bordo delle proprie imbarcazioni dall’altro lato del Castello Aragonese, presso una piccola cappella intitolata alla santa. Di ritorno dal pellegrinaggio, insieme a famiglie e parenti venivano consumati dei pasti frugali, quasi sempre il mitico coniglio all’ischitana e la parmigiana di melanzane.
Di seguito la testimonianza autobiografica del professor Di Massa autore, nel 2004, di un prezioso volume sulla festa simbolo degli ischitani:
“A rendere indimenticabile un 26 luglio di tanti e tanti anni fa, ci pensò il marito di mia sorella Memena, Luigino, pescatore. Poco prima del calar del sole cominciò a preparare la sua barca come per uno strano rito che non avevo mai visto. Di lì a poco ci trovammo tutti riuniti sul ponte: io, che avevo circa sei anni, mia madre, mia sorella ed altri parenti. […] Mi accorsi che non eravamo soli. In tanti, famiglie intere, si erano imbarcati e ora tutte le barche si dirigevano veloci verso la ‘corrente’, per andare al di là del ponte aragonese. […] Gli uomini remavano veloci e sorridenti verso la chiesetta dedicata alla Santa protettrice delle partorienti e proprio lì sotto si fermarono per qualche minuto. […] Come se l’intero paese si fosse dato appuntamento in quello spicchio di mare sotto la collina di Soronzano. Poi arrivò la notte. […] La luce dei falò fu come un segnale e la scena, fino a quel momento placida e serena, si animò di nuova vita. Dalla pancia delle barche le donne tirarono fuori i grossi involti che vi avevano deposto alla partenza. Pochi gesti ed ecco pronta la cena, ricca, una cena di festa: coniglio alla cacciatora e melenzane alla parmigiana, per tutti lo stesso menù. […] Poi mentre ancora si mangiava, da sotto la ‘corrente’ comparve un’altra barca, la più bella di tutte. Si accostò veloce, iniziando a muoversi lentamente nella baia. A bordo, volto conosciuto, inconfondibile, c’era (omissis) con il suo violino. E con lui a fare musica, altri con mandolini e chitarre. […] Poi, verso mezzanotte, quando il falò vicino alla chiesa cominciava ad esaurirsi, le barche ad una ad una, sparivano alla vista. […] Ciascuno prendeva la via del ritorno, verso il ponte o la Mandra”.
(Andrea Di Massa, La Festa delle Barche di Sant’Anna, Imagaenaria Edizioni Ischia, 2004).
Quella riportata è la ricostruzione preziosa della “festa delle origini“ su cui, in ottanta anni, sono stati aggiunti gli altri elementi che invece spiegano l’attualità della “Festa a mare degli scogli di Sant’Anna”. Il primo, e più importante, l’idea di realizzare un palio per premiare la barca meglio addobbata; l’ultimo, non apprezzato da tutti, la scelta di trasformare la competizione in “Palio dei Comuni” allargando la Festa delle Barche di Sant’Anna ai sei comuni dell’isola d’Ischia, alla vicina Procida e (in alcune edizioni) al comune di Viareggio.
In mezzo a questi cambiamenti apicali, le evoluzioni non meno importanti delle imbarcazioni impegnate nella competizione che, da “barche addobbate“, sono state trasformate in vere e proprie istallazioni artistiche galleggianti, di cui si intuisce immediatamente l’accentuata divisione del lavoro necessaria alla loro realizzazione.
L’ultimo cambiamento riguarda la sostituzione dei falò di segnalazione tutto attorno la baia con l’incendio finale del Castello Aragonese. Del resto, il fuoco è l’elemento dinamico per antonomasia: sempre diverso, eppure sempre uguale. Proprio come la “Festa a mare agli scogli di Sant’Anna” che, quest’anno (2016) ha festeggiato la sua 84esima edizione.