Vinicio Capossela, Erri De Luca, Elio Marchegiani e Andrej Longo suggeriscono i temi delle quattro imbarcazioni in gara.
L’82esima edizione della “Festa a Mare agli Scogli di Sant’Anna”, in programma il prossimo 26 luglio 2014, passerà agli annali come quella del “ritorno al passato” rispetto alla formula non apprezzata da tutti del “Palio dei Comuni”.
Ritorno al passato non significa però rinuncia all’innovazione. Anzi, nell’edizione di quest’anno a suggerire i temi delle imbarcazioni che parteciperanno alla gara sono 4 artisti molto legati a Ischia: il cantautore Vinicio Capossela; gli scrittori Erri De Luca e Andrej Longo; il pittore e scultore Elio Marchegiani.
A seguire, le “tracce” dei nostri “magnifici quattro“, intorno alle quali, come detto poc’anzi, verranno costruite le imbarcazioni de “il Borgo di Celsa” (Vinicio Capossela), “la marina della Mandra” (Erri De Luca), “la montagna” (Elio Marchegiani) e “L’altra isola” (Andrej Longo), le realtà protagoniste dell’edizione 2014 della Festa.
Si comincia con il testo scritto da Vinicio Capossela. Il titolo, emblematico della “verve” del cantautore di origine irpina è “Della Madonna delle conchiglie e di altre barche“.
Anni fa provai a scrivere una canzone per la banda jonica, ispirata alla “ballata del vecchio marinaio” di Coleridge. Immaginai una barca che portasse sulla polena un’incisione lignea, una signora benevola, una Madonna, che proteggesse chi avesse perduto la vita per mare, chi non avesse restituito i corpi ai suoi cari. La chiamammo “Santissima dei naufragati”. Poi una volta, in Portogallo, vidi un’immagine di Madonna tutta circondata da conchiglie. Era sola e sporta su di un costone a grande altezza sull’oceano. E poi un giorno arrivai ad Ischia. Tra le tante storie e leggende di cui è ricca l’isola (i Cercopi, il gigante Tifeo che dorme sotto l’isola e che quando si muove fa eruttare il vulcano dell’Epomeo, le acque bollenti, le janare) mi colpì quella di Santa Restituta. Pensai anche a un’altra leggenda, quella di una piccola statua di legno dipinto di nero arrivata dall’altra parte del mare. Nell’apprendere della sua venerazione provai un senso di tenerezza per l’uomo, per questo affidare la fede a umili simulacri artigianali, in questo investirli di una speranza di salvezza, per noi che attraversiamo il mistero della vita da un niente all’altro. Dall’alto del magnifico Castello aragonese dove ci isolammo per registrare la canzone della “Madonna delle conchiglie” si vedeva questo antico mare di sirene. Se il Castello ricorda il famoso quadro “l’isola dei morti”, da sopra guardando il mare, pareva vederla arrivare questa barca con la polena che apre l’onda e la rivolta, e reca consolazione ai naufragati, e porta a bordo la piccola Madonna delle conchiglie in una processione di barche come quella che miracolosamente riprenderà il mare questo prossimo 26 luglio. Come a ricordarci che i sogni degli uomini compiono le visioni, così vedo arrivare quella barca col suo simulacro di conchiglie, a farsi largo tra gli spettri della notte.
Dopo Capossela che – ricordiamo -, ha scritto proprio sull’isola d’Ischia buona parte dell’ultimo album “Marinai, Profeti e Balene”, è la volta dello scrittore napoletano Erri De Luca che non ha mai fatto mistero del suo amore per l’isola più grande del Golfo di Napoli, al punto da avervi ambientato alcuni dei suoi più famosi romanzi: “I pesci non chiudono gli occhi” nel 2011 e, prima ancora “Tu mio” nel 1998. Scrive De Luca:
Ho dell’isola due punti fermi e opposti: le prigioni del Castello Aragonese e la cima dell’Epomeo, il vostro Santo Nicola. Tra le sbarre dei cameroni, con gli anelli conficcati nel muro e i boschi di castagni che salgono a collana della cima, stanno le immagini che suggerisco a una delle vostre barche.
Un ricordo sonoro della Festa di Sant’Anna erano quei botti secchi sparati in aria in pieno giorno, senza nessuna pretesa di fuoco d’artificio. Erano detonazioni da pescatori di frodo del cielo, che dovevano così ottenere le grazie domandate.
Elio Marchegiani si sofferma invece sulla “Natura ischitana” con piante “che conoscevo di pochi centimetri e qui alte metri”. Una natura “mostruosamente esagerata” soprattutto nel mese di maggio, “un maggio in fiori di ogni specie nei profumi e colori”.
Luchino Visconti, Giorgio Buchner, l’anarchico Lucetti e Angela Merkel Cancelliere, tutti noi amanti di Ischia, del suo Castello Aragonese, della sua Torre Guevara, amanti della sua storia antica, quella di Pithecusa che Senagora fa derivare da Pithekos la scimmia, tutti noi amanti del mito dei Cercopi che Plinio il Vecchio invece lega a Pythos, l’anfora, il vaso, le ceramiche, dell’insula Visca. Noi tutti che ancora beviamo il vino locale già degli antichi Eubei: il nettare degli Dei. Noi che, tra un bicchiere e l’altro, citiamo i Suoi mercanti Fenici o le officine sotto il Castello, quando Ischia era Aenaria (Aenus=metallo). Noi che citiamo Virgilio e il suo Enea, e Gaio Mario inseguito da Silla, e seguitiamo con Visigoti e Vandali su questa isola che vede sbarcare Odoacre e Teodorico in vacanza con Belisario e qualche sopraffazione saracena. Così parliamo anche di Ruggero il Normanno che fa rifornimento sull’isola e seguitiamo con Tancredi in attesa dell’arrivo dei pisani e genovesi con Arrigo nel Castello. Qualcuno parla anche degli Svevi e degli Angioini con Carlo Duca degli Aragonesi e Carlo Ottavo. Ricordiamo anche Innico d’Avalos che mette in fuga lo Sforza e, pertanto, come non ricordare Costanza: Costanza castellana che resiste tre anni ai francesi, e suo nipote che sposa ad Ischia Vittoria Colonna. Andiamo avanti a lungo citando anche Michelangelo e la Torre con qualche pettegolezzo sulla sua presenza sull’isola.
Ma… mentre gli altri parlano e citano, io rivivo il mio primo sbarco sull’isola quando ogni ricordo storico era inesistente mentre una natura, mostruosamente esagerata, mi avvolgeva di piante che, conoscevo di pochi centimetri, qui alte metri; ed il verde, il verde, il verde che riempiva tutta la montagna coprendola. Era maggio, un maggio in fiori di ogni specie nei profumi e colori.
Giorni dopo
“Ti porto sul Monte” – mi dice un amico in loco trovato – “vedrai l’effetto dall’alto!” Vado e vedo, e che vedo? Vedo che ancora una volta l’isola doveva difendersi da un’invasione: centinaia di case apparivano alla mia vista coperte dal basso dalle immani piante ed alberi…
Si chiude con Andrej Longo, autore nel 2007 del fortunato “Dieci”, racconti ambientati a Napoli ispirati ai dieci comandamenti. Soltanto tre righe da cui però si intiusce che, dei quattro, è quello che meglio conosce l’isola per esservi nato e vissuto. L'”altra isola“, quella dei “tramonti infiniti” e l'”anima perduta sul fondo del mare“.
Trovo questi orizzonti tranquilli, questi tramonti infiniti, queste onde leggere. Poi cerco l’anima e la vedo laggiù, perduta nel fango, sul fondo del mare.